martedì 21 dicembre 2010

Narrativa e soprannaturale: E.A. POE

E.A. Poe

La fantasia di Edgar Allan Poe si esercita su tutta la tradizione dell'occulto, in particolare su quella nera e gotica. Diversamente da Hoffmann egli bandisce ogni trasfigurazione poetica e affronta con lucida analisi il tema della sepoltura, dell'ombra, del doppio, dell’ipnosi, della reincarnazione e anche quando si sofferma sugli ultimi istanti di vita o addirittura, sulla 'vita del cadavere' -quasi volesse sottrarlo a quello che nel racconto Il colloquio di Monos e Una chiama 'il sonno eterno col Verme'- egli non esita a utilizzare gli strumenti della scienza. Naturalmente la sua è letteratura, arte e non fantascienza, ma nel prodigio, per esempio, che sotto l'esperimento di mesmerismo, fa parlare dall'oltretomba un suo personaggio, è ben visibile il cosiddetto 'sogno americano'.

Il mesmerismo è così chiamato dal medico tedesco Federico Francesco Mesmer, vissuto tra il 1734 e il 1815, che utilizzò i suoi studi sul magnetismo animale a scopo terapeutico e per la comprensione di fenomeni come la suggestione, l'ipnosi, ecc… Nel racconto La verità sulla vicenda del signor Valdemar l'esperimento di ipnosi è condotto su un morente e prosegue dopo che lo stesso paziente dichiara di esser morto:

“Ci fu un istantaneo ritorno delle macchie febbrili sugli zigomi: la lingua vibrò o meglio rotolò violentemente nella bocca... e alla fine la stessa terribile voce che ho prima descritta, proruppe fuori: ‘In nome di Dio!... presto!... presto!... addormentatemi... presto!... svegliatemi!... presto!... VI DICO CHE SONO MORTO!

In un altro racconto che s'intitola Rivelazione mesmerica, l'esperimento di ipnosi avviene su un ammalato ormai prossimo alla fine. L'abilità narrativa di E.A.Poe è in quel dare al lettore l'impressione che le rivelazioni del malato abbiano fondamento di verità. Alla domanda 'Che cos'è Dio?' e se non sia puro spirito così risponde l'ammalato:

'Quando ero sveglio sapevo cosa si intende per spirito ma ora mi sembra soltanto una parola... come, ad esempio la bellezza, la verità... in sostanza una qualità.'

'Dio non è immateriale?'

‘Non esiste l'immaterialità; è soltanto una parola. Quello che non è materia, non esiste e basta...’ 'Allora Dio è materiale?'

'Vedo… ma è difficile a dirsi... Non è spirito, perché esiste. Non è materia, nel senso che intende lei. Ma ci sono stadi della materia di cui l'uomo non sa niente; il più denso spinge il più sottile e quest'ultimo permea il più denso. L'atmosfera, ad esempio, dà impulso all'elettricità e questa si diffonde nell'atmosfera. Questi stadi della materia sono via via più rarefatti e assottigliati finché arriviamo a una materia non particolata -indivisibile- una... La materia finale... non solo permea di sé tutte le cose, ma dà impulso a tutte le cose e quindi è tutte le cose... Questa materia è Dio...'

A prescindere dalle perplessità che suscita una simile vitalità in un ammalato grave, il dialogo prosegue sui corpi, sugli atomi, su Newton, sulle leggi che governano il moto delle stelle e delle comete sino a parlare della sorte dell'uomo. Egli non è altro che corpo... e tuttavia è immortale:

'Vi sono due corpi... il rudimentale ed il completo, che corrispondono alle due condizioni del bruco e della farfalla. Quella che noi chiamiamo 'morte' è soltanto dolorosa metamorfosi. La nostra presente incarnazione è progressiva, preparatoria, temporanea. Quella futura è perfetta, definitiva, immortale. La vita ultima è il fine supremo.'

Questo secondo corpo è per caso quello del doppio? L'ipotesi meriterebbe di essere studiata alla luce di un altro racconto intitolato William Wilson. Il sosia non è qui come in Dostoevskij l'alterità parassita e malvagia prodotta dal rimuginare della mente, è bensì la parte buona o evoluta dell'io che cerca di combattere le cattive inclinazioni. Soccombe, naturalmente, ma prima di andarsene lancia un messaggio la cui comprensione è nella dialettica del bruco e della farfalla: 'William Wilson -sembra dirgli il doppio- tu non sarai mai farfalla!'

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