mercoledì 7 dicembre 2011

FULVIO GIANNETTI, LETTERA PER UN AMICO CRISTIANO, Sovera Edizioni, Roma 2011









Con la prefazione di Deborah Fait, corrispondente da Israele, e l’introduzione di Salvatore Merra, esce questa Lettera per un amico cristiano di Fulvio Giannetti, nella quale l’autore si rivolge ad un ipotetico amico cristiano, immaginando che, a prescindere dalla propria fede, egli si riconosca, come ogni ebreo, cristiano, musulmano o di qualsiasi altra religione, nel comune valore delle “sette leggi universali”.

Nei sei precetti negativi [1. Non rubare. 2. Non uccidere. 3. Non commettere incesti né accoppiamenti bestiali. 4. Non smembrare un animale vivo. 5. Non commettere atti di idolatria. 6. Non bestemmiare] e nell’unico precetto positivo [7.Dovere di istituire tribunali di giustizia], di cui si compone il biblico patto noachide, si intravedono, infatti, i principi del moderno giusnaturalismo, fondamento del liberalismo e della democrazia. Se si prescinde dal loro riferimento mitopoietico e teologico, e si guarda unicamente alla sostanza, ci si accorge che i precetti noachidi, contenuti nel Talmud, sono innanzi tutto norme di diritto naturale condivisibili da tutte le fedi religiose semplicemente perché non hanno in se stesse nulla di religioso e persino quel riferirsi al divieto di bestemmia e di idolatria, lungi dal rappresentare una qualche forma di “costrizione” teologica esprimono piuttosto il principio della tolleranza religiosa e l’invito alla ragione umana di non abbassarsi ad adorare feticci.

Proprio come i principi del diritto naturale, i sette principi noachidi si caratterizzano, per così dire, per la loro elasticità e quindi per la loro capacità di evolversi e al tempo stesso restare immutabili, come già ricordava l’ebreo Benamozeg al cattolico e discepolo Pallière. Così, per esempio, dal divieto di uccidere discende il precetto positivo di salvare una, cento, mille vite, come fecero coloro che, a buon diritto, nel triste e funesto tempo dell’olocausto, furono detti giusti tra le nazioni.

L’intento della Lettera si può riassumere in tre motivazioni. Per un verso Fulvio Giannetti cerca di abbattere un pregiudizio che da oltre duemila anni si annida nelle coscienze dei cristiani: la convinzione che gli ebrei siano stati i principali, se non gli unici responsabili della passione e della morte di Gesù Cristo. Per altro verso egli cerca di dimostrare, in ciò confortato dalle vicende storiche che precedettero lo sterminio nazista, che fu proprio l’ingiustificata accusa di deicidio a provocare l’odio antisemita che nei secoli si diffuse nell’Europa cristiana e conobbe il suo apice con il massacro di sei milioni di ebrei. Infine, l’autore si dice convinto che proprio da quell’antico pregiudizio – più difficile da rompere di quanto non lo sia un atomo, secondo una citazione di Einstein – discenda l’attuale antisionismo con cui si cerca oggi di abbattere lo stato di Israele.

Quali argomenti utilizza Giannetti per dimostrare l’infondatezza dell’accusa di deicidio? Innanzi tutto -egli dice- la narrazione evangelica si dimostra lacunosa e si basa su testimonianze di seconda e terza mano. Ma, non voglio togliere al lettore il piacere di una “scoperta” che lo porterà, passo dopo passo, a comprendere le ragioni che condussero il crudele Ponzio Pilato e non il Sinedrio a commettere il delitto [Lui era ebreo, uno di noi! Osserva ripetutamente Giannetti] e i motivi per i quali si diffuse nelle nascenti comunità cristiane la leggenda dell’uccisione di Cristo da parte degli ebrei.

sergio magaldi


Fulvio Giannetti, Lettera per un amico cristiano, Sovera Edizioni, Roma 2011, Euro 7.50

I libro si può ordinare su http://www.ibs.it/ A Roma è possibile acquistarlo, tra l'altro, presso "la Feltrinelli" di Via Appia Nuova 167 o presso "la Feltrinelli" di Viale Libia 186.

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