martedì 13 dicembre 2011

ROMA-JUVENTUS: LA PARTITA DEGLI ERRORI



































ROMA - JUVENTUS






In quella che è ormai diventata una sfida classica del nostro campionato, gli errori sono iniziati ancor prima che le squadre scendessero in campo. Cominciava Conti, vecchia bandiera juventina e oggi ottimo allenatore dei bianconeri, ripetendo una scelta che non ha mai dato buoni frutti, quella del solo Matri in attacco. Dopo pochi minuti, era la volta del centrocampista Vidal a ciccare il rinvio di una innocua palla davanti ad uno stupito Buffon. Dov’erano i difensori? Tanto più che non si è trattato di un tiro improvviso ma di un calcio d’angolo, battuto magistralmente da Totti, con la palla finita sui piedi di un De Rossi lasciato completamente incustodito. Persino inutile aggiungere che il duplice errore ha portato i giallorossi in vantaggio.



La sagra degli errori è continuata per tutto il primo tempo, soprattutto da parte della Juve: Pepe, che ormai deve sentirsi un grande campione, giocava a tutto campo, tornante, centrocampista, centravanti, con tanta confusione e mai passando una palla a Matri, vero finalizzatore della squadra bianconera, al quale neppure dagli altri compagni è arrivato un passaggio degno di questo nome. Nel secondo tempo, persino il goal del pareggio juventino è nato da un errore di un Estigarribia, a volte pregevole ma talora imbarazzante [da Conte schierato titolare al posto di una punta che avrebbe messo Matri in condizione di giocare come sa fare], che “ciabattava” una palla per il colpo di testa vincente di Chiellini. Gli errori si susseguivano poi con i tanti passaggi sbagliati, dall’una e dall’altra parte, e raggiungevano l’apice con il rigore tirato dal capitano giallorosso tra le braccia di Buffon, un grande campione, ma certamente non avvezzo a parare i rigori, tant’è che l’ultima volta che aveva respinto un tiro dal dischetto risale al 2002.



La partita è stata interessante per non più di un quarto d’ora, proprio dopo il rigore sbagliato dalla Roma, quando le due squadre sul punteggio di parità sembravano a tutti i costi cercare la vittoria. E, per la verità, se c’era una squadra che ieri sera meritava la vittoria, questa era la Roma. Come sempre inconcludente in attacco, con un Borriello entrato negli ultimi cinque minuti e solo perché Bojan era squalificato, ma apparsa per la prima volta ben registrata in difesa, non si sa se per merito di un grande De Rossi, schierato nel ruolo inedito di centrale di difesa, o per la quasi inesistenza dell’attacco juventino, fattasi totale allorché Conte ha sostituito Matri con uno spento Quagliarella che, per ritrovare la forma, ha forse bisogno di giocare di più e che dunque va girato in prestito a Gennaio. Convincente la Roma anche nei contrasti di centrocampo, forse per la cattiva serata in cui sono incorsi Pirlo, talora stucchevole e lento, Vidal con la sua peggiore partita in maglia bianconera e persino Marchisio che, dopo i tanti goal e le eccellenti prestazioni, ieri sera è parso evanescente.



Quali conclusioni si possono trarre da questa classica del campionato italiano? Luis Enrique merita di continuare e la sfida della settimana prossima in casa del Napoli sarà un ottimo banco di prova per lui e per la squadra. Alla Juve va detto che, se davvero quest’anno vuol puntare allo scudetto, deve almeno acquistare al più presto, non tanto un centrale difensivo come si dice da più parti, quanto un terzino sinistro capace di difendere e di offendere, riportando Chiellini al suo ruolo naturale. Per la verità, questa Juve avrebbe bisogno anche di un grande attaccante, da affiancare a Matri [liberandosi delle tante punte che tiene inutilmente in tribuna] e forse di un centrocampista centrale in grado all’occorrenza di non far rimpiangere i tre titolari. A Conte, che ha già fatto molto con una squadra che per 8/11 è quella dello scorso anno, va detto soltanto di non intestardirsi su certe scelte: quella per esempio non del tutto comprensibile di “tagliare” un giocatore come Krasic, migliore in campo nello scorso campionato, benché Del Neri gli facesse fare il terzino, e quella di escludere sistematicamente un campione come Del Piero. L’impressione è che la Juve, nonostante la forza fisica mostrata anche ieri sera, stia lentamente esaurendo lucidità e fantasia, e quando questo accade [se ne avvertono i sintomi già da qualche partita] si rivede purtroppo la squadra sin troppo “operaia” degli ultimi campionati. Sarebbe un peccato, perché mai come quest’anno, per i meriti dei suoi dirigenti e soprattutto del suo nuovo allenatore, la Juve ha la possibilità di tornare tra le grandi del calcio europeo.



Sergio Magaldi

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