lunedì 9 dicembre 2013

LINGUAGGIO ARTISTICO, SCIENTIFICO E SIMBOLICO DEL DISEGNO BOTANICO

Laura Mancuso, Arum maculatum [Gigaro macchiato, famiglia delle Araceae], disegno botanico


 L’associazione Garden Club annota giustamente sul proprio sito [www.gardenclub.it] che “Il disegno botanico è una disciplina artistica, nata dall’incontro tra Arte e Scienza, attraverso l’osservazione attenta del mondo vegetale e della natura in generale e caratterizzata da una realistica rappresentazione dal vero, del Regno Vegetale. Ha sicuramente radici antichissime e rappresenta un armonico equilibrio tra ricerca estetica e rigore scientifico. É stato per botanici, medici e farmacisti per tanto tempo, un modo importante per contribuire alla conoscenza e alla divulgazione scientifica.”
 
 L’autrice del pezzo che segue [corredato di immagini di alcuni dei suoi disegni botanici] si muove nella stessa prospettiva, ma sembra assegnare al disegno botanico, oltre alla funzione di realizzare il connubio di arte e scienza, anche la capacità di proporsi come un’autonoma e particolare forma di spiritualità.

 L’osservazione  di immagini artistiche di fiori e di piante, come e persino più della loro visione in natura, induce a riflettere anche sul loro simbolismo arcaico, espressione di un sapere che, pur nella probabile differenza di significato, accomuna il sentire comune a quello iniziatico nel vivere sensazioni ed emozioni capaci di modificare la visione del reale, tanto a livello esteriore che interiore.

 Se è vero che il linguaggio dei fiori e delle piante si sviluppa come forma di comunicazione soprattutto in epoca vittoriana, il simbolismo del mondo vegetale è molto più arcaico. Si pensi, solo per fare un esempio, all’oleandro nel mondo occidentale e all’acacia in quello medio-orientale.

 L’oleandro [Nerium oleander], con le sue foglie disposte a gruppi di tre simboleggiava nella scuola pitagotica l’armonia dell’universo formata da triadi. Per il senso comune questa pianta conobbe prima un significato propiziatorio, che si andò via via trasformando nel suo opposto, quando ci si rese conto che era velenosa. Nella favola di Apuleio, Lucio trasformato in asino, scambia un oleandro per la pianta di rose che dovrebbe ridargli la forma umana. Quando se ne accorge, fugge via terrorizzato. In Toscana e in Sicilia c’era anticamente  l’abitudine di coprire i morti con i fiori di oleandro. Gli attuali dizionari di Florigrafia gli attribuiscono significati poco rassicuranti: fare attenzione, c’è un pericolo imminente…

 L’acacia [Acacia] è la pianta più richiamata nell’Antico Testamento. Sulla scia degli Egizi che la divinizzarono [Nel mito, Iside ricompone in una bara di legno d’acacia le membra disperse di Osiride, lo sposo fatto a pezzi da Seth, e lo fa rivivere], gli Ebrei consideravano sacra la shittah, tanto da farne l’unico legno adatto a costruire le tavole della Legge, per l’eterno patto tra l’uomo e Adonai. Questa pianta dal legno durissimo, che cresce spontanea mettendo profonde radici anche nei terreni più aridi e che non ha bisogno di cure, ha foglie tenerissime e grappoli di fiori gialli a simboleggiare la luce del sole. L’acacia  si lega al mito di Hiram, l’architetto del tempio di Gerusalemme: quando i suoi assassini ne seppellirono il corpo in modo che non fosse ritrovato, una piantina di acacia germogliò nel deserto [simbolo della vita sempre risorgente], rivelando il luogo della sepoltura. Facendo propri entrambi i miti, la Massoneria considera l’acacia il simbolo stesso dell’iniziazione e dei suoi segreti. Com’è noto, i massoni sono anche detti “Figli della Vedova” [Iside] e Hiram rappresenta il Maestro, l’arte muratoria nel suo  grado più alto. Florigrafia e senso comune fanno dell’acacia il simbolo dell’amore segreto, con un significato, dunque, non troppo distante da quello della tradizione iniziatica.


 
Vanessa Diffenbaugh, IL LINGUAGGIO SEGRETO DEI FIORI, Garzanti, Milano,2011, pp.359


 Per chi voglia saperne di più sul simbolismo attuale di fiori e piante, consiglio di leggere Il linguaggio segreto dei fiori, di Vanessa Diffenbaugh, pubblicato da Garzanti nel 2011. In realtà, si tratta di un romanzo  in cui la protagonista, da un iniziale stato di misantropia, non a caso rappresentata dalla pianta e dal fiore del cardo [Cirsium arvense], riesce infine a comunicare le emozioni più profonde attraverso i fiori e le piante. Il libro contiene in appendice un vero e proprio dizionario di Florigrafia [pp.337-346].

Tornando al disegno botanico e al suo linguaggio propriamente artistico e scientifico, vediamo cosa scrive in proposito Laura Mancuso, nel catalogo di presentazione dei suoi disegni, dopo aver detto che ciò che vuole catturare con il suo lavoro è “Il mistero della bellezza e la bellezza del mistero”.

sergio magaldi



 IL DISEGNO BOTANICO
di Laura Mancuso


 Il disegno botanico è un genere artistico con un’antica tradizione che vede come “padri spirituali” artisti quali Pisanello, Leonardo, Dürer, Hoefnagel, Ligozzi, Garzoni, ecc…

 Sul finire del XX secolo questo genere ha avuto una rinnovata attenzione che sta portando gli artisti naturalisti fuori da una specie di ghetto che li rinchiudeva come produttori di “arte minore” e quindi non degni di un pieno riconoscimento nella considerazione del pubblico, gallerie d’arte e della critica.




 L’illustrazione naturalistica, quando tutto sembra essere riprodotto tramite la grafica computerizzata, continua a mantenere il suo interesse scientifico oltre che artistico.

 Nel corso dei secoli sono cambiate le tecniche di raffigurazione ma la validità didattico-scientifica di questo tipo di riproduzione resta inalterata. Neanche l’immagine fotografica, che a prima vista sembrerebbe un’evoluzione nella rappresentazione delle specie vegetali (e animali) è in grado di sostituire l’illustrazione dipinta o disegnata.






 L’evento della macchina fotografica  ha sì permesso di riprodurre i vegetali cogliendone aspetti che vanno al di là delle capacità della vista, così come la macchina da presa ha permesso di studiare  il “comportamento” delle piante, ma dal punto di vista delle esigenze scientifiche lo strumento di lavoro più idoneo resta il disegno. Il disegno botanico è infatti il mezzo migliore per sottolineare le caratteristiche essenziali e indispensabili per distinguere una pianta da un’altra, specie da specie, varietà da varietà.

 Il Disegno Botanico vuole invitare l’osservatore ad approfondire la conoscenza della natura, specialmente della botanica e dell’entomologia.






 “L’artista naturalista” deve possedere notevoli conoscenze botaniche e zoologiche, deve conoscere l’anatomia, l’ecologia e l’etologia delle specie rappresentate e tutto questo unito alla padronanza delle tecniche pittoriche. Non può abbandonarsi alla fantasia delle sue rappresentazioni, ma deve rigorosamente rispettare la realtà davanti ai suoi occhi. Ma da ciò non nasce un’opera fredda e anonima. Tutt’altro. Pur nel totale rispetto della scientificità dell’operazione, il disegnatore naturalista riesce a trasfondere il suo amore per l’oggetto rappresentato, cogliendone l’aspetto più interessante e artisticamente attraente. Non c’è pianta o insetto che sfugga a questa logica. E non ci sono soggetti “nobili” e soggetti “umili”. Il fiore di cicoria , che si apre alle prime ore del mattino e che viene colto nel fulgore del suo azzurro, mentre un insetto è pronto a visitarlo, risulterà nel foglio del disegnatore anche più bello di una rosa o una camelia.






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