sabato 9 agosto 2014

MATTEO RENZI E L'EQUILIBRIO DELLA BILANCIA




 Le rosee previsioni di una crescita del prodotto interno lordo [PIL] sono andate deluse. Il trimestre si chiude con un - 0,2. Il risultato è peggiore non solo di quello del trimestre precedente [- 0,1], ma addirittura di quelli registrati negli ultimi anni. Com’è possibile? Pure, Matteo Renzi si era detto sicuro che con l’elargizione degli 80 Euro ai ceti impiegatizi con un reddito annuo inferiore ai 26000 Euro lordi, i consumi si sarebbero riattivati determinando la crescita del PIL. Il capo del governo si è dunque ingannato? Non credo. In realtà, Renzi ha sempre saputo che quella che è stata da più parte definita una “mancia elettorale” gli sarebbe servita al massimo per vincere le elezioni europee. E, per bizzarria del caso, ha ottenuto per il suo partito [PD] un numero di voti pari al numero dei beneficiari degli ottanta famosi euro [circa 11 milioni]. Una mossa che oltre tutto è servita ad accreditarlo a sinistra, non tanto tra i dirigenti quanto alla base del suo partito. Un benefit che né i sindacati dei lavoratori, né il vecchio Partito Comunista erano mai riusciti ad ottenere per i propri iscritti e militanti. D’altra parte, era assurdo pensare che aggiungendo 80 Euro a redditi di sopravvivenza, i consumi sarebbero ripartiti favorendo la crescita economica. Lo dicevo già in epoca non sospetta, cioè prima ancora che gli italiani si recassero a votare per Eurogermania [vedi il post del 22 Maggio u.s., Considerazioni sul voto europeo e il post del 26 Aprile, Il ritorno di Berlusconi]. Scrivevo in proposito nel post del 26 Aprile:

 “Aumentare di una manciata di euro redditi di sopravvivenza non genera consumo ma al massimo produce una lieve, maggiore solvibilità debitoria nei confronti di uno stato supertassatore e/o dei carrozzoni pubblici e privati che dispensano, a costi sempre crescenti, servizi di prima necessità, come luce, gas, acqua ecc…”.

 Mentre nel post del 22 Maggio osservavo:

 “Si è ripetuto più volte che Renzi aveva due possibilità di utilizzo dei dieci miliardi racimolati tra tagli della spesa pubblica, tassazione della rendita finanziaria e delle banche. L’una è quella prescelta, cioè la riduzione di 80 euro del prelievo fiscale nelle busta paga dei lavoratori con reddito compreso tra gli 8000 e i 25.000 euro annui, l’altra era quella di ridurre i costi delle imprese. Non c’è dubbio che tra le due convenisse a Renzi scegliere la prima: più popolare e più gradita ai sindacati e alla minoranza cosiddetta di sinistra del suo partito e soprattutto più idonea a generare voti nelle prossime elezioni europee.”

 Renzi ha dunque ingannato gli italiani e dovrebbe dimettersi come pretenderebbero i suoi avversari? La realtà è più complessa e Matteo Renzi non ha ingannato nessuno, ha solo giocato le sue carte sapendo bene con chi siede al tavolo.

 Marco Travaglio sostiene che se Renzi avesse fatto le riforme costituzionali e la nuova legge elettorale con il Movimento Cinque Stelle, in luogo di allearsi con Berlusconi, avrebbe poi portato a casa i provvedimenti che Forza Italia non vuole e che avrebbero determinato finalmente la crescita del Paese. Vale a dire, secondo le parole stesse di Travaglio, la riforma della giustizia, le leggi contro la corruzione e il falso in bilancio, misure che in gran parte sarebbero invise al leader del vecchio centrodestra. Personalmente, non credo che servirebbero da sole per far uscire il Paese dalla recessione, al più aiuterebbero la fiducia degli investitori stranieri, sempre che nel pacchetto fosse compresa l’accelerazione dei processi civili, cosa quanto mai improbabile anche in presenza di una vera riforma della giustizia. Resta comunque il fatto che i Cinque Stelle voltarono la faccia dall’altra parte quando Renzi offrì per primi a loro l’opportunità di prendere parte alle trattative per le riforme costituzionali e per cambiare la legge elettorale. Salvo tardivi e poco unanimi ripensamenti.

 La verità è che Matteo Renzi ha chiaro nella mente quel che altri non vedono o fingono di non vedere. Senza una nuova legge elettorale, il governo continuerebbe ad essere sottoposto ai ricatti dei piccoli partiti e/o delle larghe intese, cioè andrebbe avanti all’insegna del compromesso sterile, utile solo a mantenere il Paese nello statu quo. Senza il superamento del bicameralismo perfetto, che passa di necessità con l’abolizione del Senato o con la sua trasformazione in Senato non elettivo delle autonomie [Trasformazione auspicata dal PCI subito dopo la guerra], l'approvazione di ogni legge diventa una scommessa. Prima dei provvedimenti veri e propri per rilanciare l’economia, c’è dunque bisogno di mettere le mani, dopo trent’anni di inutili chiacchiere, sulle riforme in questione. 

 Per questo scopo, Renzi ha fatto di necessità virtù cercando il difficile equilibrio, a destra, tra gli alleati del Nuovo Centrodestra e Forza Italia, a sinistra, con le forze del lavoro e il suo stesso partito. Ecco perché i veri provvedimenti per rilanciare l’economia permangono in una situazione di stallo: se caricasse sul piatto della bilancia i pesi voluti dal centrodestra [misure sul lavoro, abolizione dell’art.18, abolizione dell’Irap, tassazione più leggera per le classi medio-alte, sburocratizzazione ecc…], il piatto della sinistra schizzerebbe in alto e i primi a piantarlo sulla strada delle riforme della politica sarebbero i suoi… se viceversa caricasse sulla bilancia i pesi voluti dal centrosinistra [misure ancora più restrittive sulla circolazione del denaro cartaceo e sulla corruzione, introduzione del reato di falso in bilancio, riforma del fisco in senso ancora più progressivo, tetto di stipendi e pensioni ecc…], salterebbe in alto il piatto del centrodestra con buona pace di riforme costituzionali, legge elettorale e della stessa attuale alleanza di governo.

 Insomma, sarà soltanto dopo la definitiva approvazione delle riforme politiche e la probabile vittoria elettorale del PD che si potrà misurare compiutamente il talento di governo di Matteo Renzi e non solo quello di stratega della politica, sin qui mostrato. Se anche allora, l’Italia  non trovasse la strada delle tante riforme economiche [che sono tutte quelle indicate sopra, nei due piatti della bilancia e altre ancora], allora gli avversari di Renzi avrebbero avuto ragione. Prima no.


sergio magaldi     

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