giovedì 12 novembre 2015

LA SOCIETA' IMPOSSIBILE in The Lobster del regista greco Yorgos Lanthimos


The Lobster, di Yorgos Lanthimos, Grecia, Regno Unito, Irlanda, Paesi Bassi, Francia, 2015, 118 minuti




 The Lobster [L’aragosta] è l’animale in cui David [un Colin Farrell bravo e sapientemente invecchiato], il protagonista principale del film omonimo [Premio della Giuria al festival del cinema di Cannes] del regista greco Yorgos Lanthimos, chiede di essere trasformato, nel caso fallisse nel tentativo-dovere di trovare una donna compatibile con lui [cioè con le stesse caratteristiche fisiche e psichiche, almeno in apparenza. Così, per esempio, un tale per formare una coppia con una donna che abitualmente sanguina dal naso - interpretata da Jessica Barden - si esercita nel battere il naso dappertutto] nei 45 giorni di tempo che l’hotel di regime gli mette a disposizione per provare a formare nuovamente una coppia, dopo essere stato abbandonato dalla moglie che si è scelta un altro compagno. Queste sono le regole di una società del futuro dove è vietato essere single, pena la trasformazione – resa possibile dal progresso scientifico e tecnologico – nell’animale prescelto già nel primo dei 45 giorni fatidici che, tuttavia, possono aumentare per chi riesca a catturare i fuggitivi ribelli.








  Alessandra Levantesi, nel suo articolo su La Stampa dello scorso 15 ottobre, vede giustamente nell’animale prescelto da David un rimando al surrealismo di Salvator Dalì che nel 1936 concepì il Telefono aragosta. Associato al piacere e al dolore e al simbolismo di cibo e sesso, il crostaceo è rappresentato da Dalì con la coda – sede degli organi genitali – sopra il microfono del telefono dove si avvicina la bocca. L’aragosta-simbolo di Salvator Dalì conobbe una certa fortuna. Un anno dopo la sua apparizione, Elsa Schiapparelli, una designer italiana di alta moda, la stampò, con il consenso del celebre pittore, su un vestito di seta bianca. L’abito indossato da Wallis Simpson, duchessa di Windsor, alla vigilia del suo matrimonio.






  E la sessualità ha un ruolo importante nell’albergo di regime. Vietati il fumo e la masturbazione, per accendere il desiderio degli ospiti maschi e invogliarli a ricercare l’accoppiamento [con estrema liberalità, il regime consente anche la scelta omosessuale, ma solo se dichiarata sin dall’inizio del soggiorno], diligenti cameriere al mattino strusciano le natiche seminude sui genitali [coperti] dei maschi per ridestare in loro la voglia, ma si fermano subito, quando si accorgono che la reazione dell’ospite si è fatta eccessiva.

 Naturalmente, ogni società repressiva ha la sua opposizione, e gli oppositori vivono nel bosco. Ne fanno parte tutti coloro che rivendicano il diritto di essere single e che sono riusciti a fuggire dall’hotel o dalla città – luogo quest’ultimo dove per vivere bisogna essere sempre in due e chi è trovato da solo deve esibire immediatamente alle autorità competenti il proprio certificato di matrimonio, pena la deportazione nel famoso hotel. L’opposizione forma una società alternativa dove le regole del potere che governa sono invertite: si può fumare e ci si può masturbare ma sono vietati assolutamente i rapporti di coppia. A capo di questa comunità è una donna giovane e bella [Léa Seydoux], ma estremamente rigida nel sostenere i propri valori. Il regista ce la rappresenta oltre che nel bosco, anche in città, nel rapporto con i genitori, che la credono normalmente sposata, in una dimensione psichica che ogni analista amerebbe esplorare.

 David si sforza di accettare le regole dell’albergo, ma nel tentativo inconscio di manifestare il proprio dissenso, fa una scelta radicale, proponendosi come compagno della “donna spietata” [Aggeliki Papoulia], cosiddetta per essere cinica e priva di sentimenti, e che fa l’amore meccanicamente. La sua finzione di mostrarsi simile a lei, cioè altrettanto freddo e spietato, per essere accettato dalla donna, non reggerà a lungo. Nel periodo di prova, mentre sperimentano la vita insieme, lei massacra il cane del suo amante, che in realtà è il fratello di David, trasformato due anni prima nell’animale che si era scelto, per aver fallito nel suo tentativo di realizzare il rapporto di coppia. Costretto a fuggire, dopo essersi vendicato della donna spietata, David troverà rifugio nel bosco dove sopravvivono gli oppositori di regime. Qui si innamora davvero, ricambiato, di una donna miope [una bella Rachel Weisz], ma la passione tra i due dovrà essere vissuta nella clandestinità per le norme, altrettanto assurde, che regolano questa società alternativa.

 Forse, il film non piacerà allo spettatore iperrealista che abbia qualche difficoltà nell’orientarsi tra simboli e analogie. Quel che è certo è che il lavoro del regista greco, tra ironia e dramma, si propone come la testimonianza di una condizione umana completamente soggiogata, dove l’amore, le libertà e i diritti sono feticci gestiti impunemente sia da chi controlla il potere, sia da chi gli si oppone, per una società impossibile da giustificare, se non per l’autorefenzialità di ristrette e dispotiche oligarchie. David e la donna miope sanno di non avere scelta.

 Con un finale alla maniera di Saramago, i due amanti comprendono che l’unica possibilità di sopravvivere, salvando il proprio amore, è quello di non vedere ciò che li circonda, come in Cecità, come nel Saggio sulla Lucidità, come in altri lavori del grande scrittore portoghese. In proposito, si veda il post “VOTARE SCHEDA BIANCA IN DEMOCRAZIA È  REATO?”, cliccando sul titolo per leggere.

 Per altri post su José Saramago [1922-2010] contenuti in questo blog, si vedano - sempre cliccando su ogni titolo per leggere -  “L’IMPERMANENZA ALLA MANIERA DI SARAMAGO”; “LA MORTE È UNA DONNA CHE NON RISPONDE ALLE LETTERE…”; “IL PRIMO E L’ULTIMO LIBRO DI SARAMAGO”.


sergio magaldi




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