mercoledì 6 gennaio 2016

MASSONERIA E RELIGIONE [Parte Sesta]





 Pur tenendo presente l'osservazione di Yosef Colombo, circa la natura sostanzialmente religiosa di ogni manifestazione ebraica, non si può disconoscere alla Qabbalah, quale dottrina esoterica degli Ebrei, un'autonomia di indagine, un approccio concettuale e simbolico ai temi che ne fanno una forma originale e unica di pensiero sapienziale. Tant’è che la Massoneria, non solo accoglie e custodisce al suo interno, gran parte di questa tradizione, così come fa con la maggior parte delle tradizioni sapienziali, ma nella sua ritualità ne utilizza ampiamente il simbolismo [Cfr., LE RADICI ESOTERICHE DELLA MASSONERIA. L’Arca Vivente Dei Simboli, a cura di M.Bianca e N.M. di Luca, prefazione del Gran Maestro del Goi, Gustavo Raffi, Atanòr, 2001, pp.238]







  Non è mia intenzione, peraltro, entrare nel merito della questione riguardante l'origine mitica della Qabbalah, se sia cioè, per così dire, una 'rivelazione primordiale' concessa ad Adamo o magari 'la parte esoterica' della Legge che Mosè ricevette sul Sinai, come suggerisce Gershom Scholem. La Qabbalah nasce storicamente nel XII secolo, sulla sponda occidentale del Mediterraneo, tra le comunità ebraiche di Linguadoca, una terra tanto fiorente nel commercio quanto progredita nel viver civile e nella tolleranza da essere, per quei tempi, certamente esemplare. E' vero, d'altra parte, che 'la nascita medievale' della Qabbalah non esclude una nascita sua più antica, derivando i suoi contenuti dalla riflessione e dall'approfondimento della religione biblica e della tradizione rabbinica, sia attraverso la parola scritta, sia più diffusamente attraverso la comunicazione bocca-orecchio, sicuramente non esclusiva dell'esoterismo ebraico.

 Quel che è certo è che, nel suo esordio storico, sia in Provenza, sia soprattutto in Catalogna, nella celebre scuola di Girona, Isacco il cieco insegni che occorre tralasciare ogni speculazione con riguardo tanto all'Uno quanto al Nulla. Non è a caso che la ricerca dei perushim - gli studiosi di Qabbalah - si limiti per un verso all'Opera della Creazione o Ma’asè Bereshit e per altro verso all'Opera del Carro o Ma’asè Mercavah. Con la prima intendendo il libero commento del Genesi o Bereshit per il quale è noto a tutti che la lettera Beit, con cui ha inizio la narrazione, è una lettera aperta solo da un lato a significare che unicamente gli eventi accaduti dopo il Bereshit o Principio sono accessibili all’indagine umana. Con la seconda, mediante la cosiddetta discesa nella Mercavah, facendo riferimento al viaggio nella propria interiorità, alla ricerca di quei centri 'sottili' di consapevolezza detti Hekalot o Palazzi, assai simili, peraltro ai Chakras dell'induismo e ai 'soffi vitali' descritti nelle Upanisad. Sono centri 'sottili' e tuttavia hanno una corrispondenza nel corpo umano. Se si permette all’energia spirituale di scorrere e di soffermarsi su ciascuno di loro, non solo se ne trarrà motivo di benessere fisico e di purificazione ma sarà anche possibile accedere a visioni di esperienza non ordinaria.

 Tutto ha inizio con il primo Palazzo. In lui è racchiuso, secondo il Sepher ha Zohar (41a) - il libro più complesso e più famoso della letteratura cabbalistica - 'il mistero dei misteri'. Luz, con riferimento biblico è detto il suo luogo, 7 il valore numerico delle lettere che compongono la parola (Lamed 30 +Waw 6 +Zain 7 =43=7) ad indicare che sette sono i centri di consapevolezza dell’essere umano. Nel corpo, corrisponde al coccige, dove la colonna vertebrale termina nel punto più lontano dalla testa o dove inizia nel punto più vicino alla terra.

 Livnat ha Sapir, Mattone di zaffiro, è il nome del primo mattone. Dove il mattone è appunto simbolo della materia, cioè della densità della costruzione di luce e di energia che viene dall'alto. L' opera della Merkavà o opera del Carro non può che iniziare di qui, dove la prima manifestazione di luce e il principio stesso della luce si trovano insieme racchiusi nella densità della materia. Non a caso il suo nome in sanscrito, Muladhara, significa radice. Una concentrazione su questo centro produce immediatamente calore. Un suo funzionamento squilibrato produce eccesso di cibo e di sesso, avidità, diffidenza, aggressività, paura e insicurezza, debolezza fisica e disturbi della circolazione sanguigna periferica.

 Se la scuola di Isacco il cieco prima, e l'apparizione dello Zohar alla fine del XIII secolo, al di là degli antecedenti metastorici della Qabbalah, rappresentano i momenti di maggiore originalità e di più intensa affermazione del pensiero sapienziale e simbolico degli Ebrei sefarditi, occorre ricordare che fu soprattutto con Yizhaq Luria, nel XVI secolo, che la Qabbalah venne progressivamente affrancandosi dall’interpretazione ortodossa del testo biblico e dalla lezione rabbinica, reclamando sempre più un'autonoma e peculiare capacità di analisi, rielaborazione e approfondimento. E fu principalmente merito del movimento chassidico, sviluppatosi nella prima metà del Settecento tra gli ebrei aschenaziti dell'Europa centrale e orientale, se la Qabbalah, da movimento prevalentemente speculativo, magico e devozionale venne via via privilegiando la dimensione psicologica e la finalità iniziatica, nel senso cioè di rappresentare un cammino interiore di rettificazione e di progressivo perfezionamento da realizzarsi sia privatamente sia in seno alla comunità (devoti, chasidim) guidata da un giusto o zaddiq.

 Emerge tuttavia una continuità tra la Qabbalah di Isacco il cieco e quella del Chassidismo. In entrambe si direbbe quasi che il pensiero oscilli di continuo tra devozione religiosa e nihilismo, tra ricerca impossibile di giungere sino all'Uno nel tentativo almeno di cogliere il significato più autentico dell'azione divina e la consapevolezza di chi conosce in anticipo l'inutilità e la nullificazione di ogni azione umana votata in tal senso. E qui il paradosso si spiega con il tentativo di una radicale conciliazione tra pensiero sapienziale e pensiero teologico. La pretesa di pervenire ad un tale assoluto è per principio destinata allo scacco. Pur intrecciandosi di continuo, infatti, le due vie [quella perseguita dalla Massoneria e quella battuta dalla Religione], restano comunque distinte e separate. [Segue]

sergio magaldi

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