domenica 29 maggio 2016

IL PROPORZIONALE COME AMICO DEI GOVERNI CENTRISTI E CONSERVATORI




  Non voglio entrare sulla questione del referendum costituzionale del prossimo ottobre, né esaminare, almeno per ora, le ragioni del comitato del no e neppure quelle del comitato dei sì. Mi sembra infatti abbastanza pretestuoso il confronto avviato con largo anticipo e già con così grande eco sulla stampa e sui media. Anche se la spiegazione di questo fenomeno è abbastanza semplice: nell’imminenza di elezioni amministrative, dove i candidati di tutti i partiti non brillano per fantasia nel proporre soluzioni per far fronte alla paralisi delle grandi città [e del resto come potrebbero con buchi di bilancio che solo nella capitale ammontano a oltre 13 miliardi di euro, facendo dei cittadini romani i più tassati d’Italia?], è più conveniente spostare l’attenzione degli elettori sul terreno della politica, piuttosto che su quello del territorio urbano che, per citare solo uno dei tanti problemi, nulla ha da invidiare alle voragini di bilancio.

 Prima ancora del voto referendario di ottobre, dunque, è già con le prossime tornate elettorali del 5 e del 19 giugno, si apre il confronto tra le ragioni del renzismo e quelle dell’antirenzismo. In questo clima abbastanza sconcertante che lascia almeno presagire la totale impotenza dei futuri amministratori e che per così dire la butta in politica, sale il dibattito sulla nuova legge elettorale, concepita in stretta connessione con le riforme costituzionali, infatti ove queste fossero respinte dagli elettori nel referendum di autunno, avremmo il sistema maggioritario alla Camera e il vecchio sistema al Senato, con il risultato dell’ingovernabilità e di dover rimettere mano per l’ennesima volta alla legge elettorale e con molta probabilità si tornerebbe al sistema proporzionale o a qualche ibrido pasticcio come la vigente legge elettorale che ha prodotto il governo delle cosiddette larghe intese. A questo riguardo mi ha sorpreso non poco il post pubblicato sul sito ufficiale del Movimento Roosevelt, e il suo titolo inquietante: Il maggioritario come nemico della democrazia. Ebbene, l’idea cardine del breve articolo, a firma di uno  tra i più lucidi dirigenti del movimento, verso il quale resta intatta la mia stima personale, è che la panacea di tutti i mali della “cittadinanza” sia il ritorno al sistema proporzionale e che “il punto vero della questione politica è la legge elettorale. Finché non si abbatte il sistema maggioritario e lo sbarramento del 4%, qualsiasi idea innovativa e libertaria è condannata dalla tirannia della maggioranza, dal conformismo mediocre dei padroncini di partito”.

 Premesso che nella nuova legge elettore italiana, che andrà in vigore dal prossimo luglio, lo sbarramento è in realtà del 3%  e che “i padroncini di partito” ci saranno sempre, sia che si voti col maggioritario che col proporzionale, perché non dipendono dal sistema adottato, ma dalla “selezione naturale” all’interno di ciascun partito e in ragione di molte variabili [capacità, astuzia, costume, denaro, clientele e molto altro], resta difficile da comprendere l’affermazione che il sistema maggioritario sia il vero nemico della democrazia. Sarebbe come dire che la democrazia francese e le democrazie dei paesi anglosassoni non sono in realtà vere democrazie, ma – secondo una tesi cara oggi soprattutto a certa destra e a certa sinistra – democrazie puramente strumentali per l’egemonia interna e internazionale. Insomma, sarebbe da sciocchi vedere nelle due rivoluzioni inglesi del XVII Secolo, nella rivoluzioni americana e francese del XVIII Secolo, con il principio della tolleranza religiosa, il riconoscimento della sovranità popolare, della libertà di pensiero, di espressione e di stampa, dei diritti umani fondamentali, i prodromi delle democrazie liberali dei secoli successivi. Infatti, con una legge elettorale fondamentalmente maggioritaria, Gran Bretagna, Stati Uniti e Francia avrebbero introdotto nei loro ordinamenti e nei loro paesi il germe della tirannide. Laddove Spagna, Germania e l’Italia, che hanno conosciuto le peggiori dittature del XX Secolo, sarebbero autentiche democrazie in virtù del sistema proporzionale. La Spagna, grazie alla sua legge elettorale, non riesce a formare un governo ormai da sei mesi, e intanto il “regime” di Rajoy si mantiene saldamente al potere e guadagna tempo e spazio per confermarsi nell’immediato futuro. In Germania, governa la Merkel grazie alla Große Koalition tra democristiani [CDU] e socialdemocratici [SPD]. Grande coalizione, peraltro resa possibile dalla favorevole congiuntura economica, determinata dall’unificazione con l’altra Germania – pagata a caro prezzo dal resto d’Europa – e dall’introduzione della moneta unica (euro) in un mondo globalizzato. E l’Italia? Democristiana per mezzo secolo grazie al sistema proporzionale che storicamente ha sempre favorito i partiti di centro, di volta in volta alleati con partiti piccoli e medi di centrodestra o di centrosinistra; ancora oggi, con l’attuale legge elettorale [un ibrido indecoroso, dove per il Senato vige un sistema prevalentemente proporzionale], per governare se stesso il nostro Paese ha fatto ricorso al governo delle larghe intese, prima con l’alleanza tra il PD e Forza Italia di Silvio Berlusconi, poi con quella tra il PD e il nuovo centrodestra di Alfano. E sin qui siamo al presente. Il futuro potrebbe essere una legge elettorale col sistema maggioritario a doppio turno, cioè con il premio di maggioranza accordato alla lista, e non alle coalizioni dei partiti, allorché la singola lista raggiunga il 40% dei voti espressi e, in caso contrario, il ballottaggio tra le due liste che abbiano ottenuto il maggior numero di voti. Si può ancora discutere se il 40%, tenuto conto del crescente astensionismo elettorale, non sia da elevare sino al 45%, resta la validità di un sistema elettorale semplice e chiaro e sicuramente democratico.

 L’idea che la democrazia sia il luogo “dove uno vale uno” e che tutte le espressioni politiche debbano trovare rappresentanza è, se sostenuta in buona fede, un’idea stupenda. Ma il governo di un Paese non è o non dovrebbe essere altra cosa dalla possibilità che le proposte della maggior parte dei cittadini siano convertite in realtà. Non viene a questo punto il dubbio che il sistema proporzionale, almeno come lo abbiamo conosciuto in Italia e in Europa, col rendere arduo, complesso o addirittura impossibile il diritto-dovere della governabilità di una società civile, finisca col favorire chi controlla la ricchezza, i governi di centro, il trasformismo, la corruzione, i compromessi, l’immobilismo, il ricatto di esigue minoranze, la proliferazione di partitini attratti dalla possibilità di mettere le mani sui finanziamenti pubblici?

sergio magaldi

                  

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