mercoledì 20 dicembre 2017

NOTE SULLA QABBALAH: parte I, la teurgia

Regno Occitano-Catalano

Avvertenza: la lettura delle poche parole ebraiche presenti nel testo richiede il font hebrew

QABBALAH  STORICA


 Non è mia intenzione entrare nel merito della questione riguardante l'origine mitica della Qabbalah[1]: se faccia parte della cosiddetta ‘rivelazione primordiale’ concessa ad Adamo o se magari costituisca la parte esoterica della Legge che Mosè ricevette sul Sinai. La Qabbalah ufficialmente fa il suo ingresso nella storia nella seconda metà del XII secolo, con gli scritti di dotti ebrei sefarditi che vivono sulla sponda occidentale del Mediterraneo, tra le comunità ebraiche di Linguadoca, una terra tanto fiorente nel commercio quanto progredita nel vivere civile e nella tolleranza da essere, per quei tempi, certamente esemplare. E' vero, d'altra parte, che la nascita medievale della Qabbalah non esclude una sua origine più antica, collegata alla riflessione e all'approfondimento della religione biblica, del Talmud e della tradizione rabbinica, sia attraverso la parola scritta, sia più diffusamente attraverso la comunicazione bocca-orecchio. Non è un caso, infatti, che nel suo esordio storico, sia in Provenza, sia soprattutto in Catalogna, la ricerca dei perushìm si orienti per un verso sull'Opera della Creazione o Ma’asè Bereshit e per altro verso sull'Opera del Carro o Ma’asè Mercavah. Con la prima intendendo le speculazioni cosmogoniche e cosmologiche sull’opera della Creazione e il commento del Genesi o Bereshit. Con la seconda, le meditazioni a sfondo mistico sull’opera del Carro o Ma’asè Merkavah delle visioni di Ezechiele.

 In Genesis and the Big Bang del 1990, il fisico e teologo Gerald L.Schroeder ritiene che Scienza e Bibbia siano d’accordo su un punto fondamentale e cioè che nulla si possa dire su ‘prima’ del principio. Il concetto è frutto di una prima e tradizionale speculazione cabbalista: la prima lettera del Bereshith è una Bet, una lettera aperta solo sul davanti secondo la modalità di scrittura dell’ebraico che va da destra a sinistra:  t y c a r b . Ciò significa che solo gli eventi accaduti dopo il ‘principio’ sono accessibili all’indagine umana.


QABBALAH PRATICA: LA TEURGIA


 Nei primi scritti dei cabbalisti di Provenza una particolare importanza  è attribuita alla teurgia [che costituisce una parte non secondaria della qabbalah pratica], tanto che la stessa speculazione ne è influenzata ed è strettamente collegata all’azione teurgica. L’orientamento prevalente è quello di riferirsi alla teologia della tradizione sinaitica, piuttosto che alla teologia reale che privilegia la conquista e le promesse fatte da Dio ai patriarchi. La teurgia ebraica si distingue dalla magia, pure praticata in ambiente giudaico, perché il suo quadro di riferimento è la religione biblica e il rispetto di un rituale unico e predeterminato. Inoltre, a differenza della magia, la teurgia non opera mai a vantaggio personale ma sempre a gloria di Dio e per il bene dell’umanità, anche se questa umanità si identifica spesso con quella del popolo eletto.

 Mopsik[2] individua cinque forme di azione teurgica negli scritti dei primi cabbalisti storici: un’azione cosiddetta instauratrice, in cui si instaura una sorta di patto tra l’uomo e Dio e da cui ne deriverà un reciproco vantaggio. Così è per esempio in Genesi 28:20-22, dove è l’uomo che promette qualcosa a Dio:
20 Giacobbe fece questo voto: «Se Dio sarà con me e mi proteggerà in questo viaggio che sto facendo e mi darà pane da mangiare e vesti per coprirmi, 21 se ritornerò sano e salvo alla casa di mio padre, il Signore sarà il mio Dio.22 Questa pietra, che io ho eretta come stele, sarà una casa di Dio; di quanto mi darai io ti offrirò la decima». [CEI]
Oppure è Dio che promette qualcosa all’uomo, come in Levitico 26,3-13:
3 Se seguirete le mie leggi, se osserverete i miei comandi e li metterete in pratica, 4 io vi darò le piogge alla loro stagione, la terra darà prodotti e gli alberi della campagna daranno frutti. 5 La trebbiatura durerà per voi fino alla vendemmia e la vendemmia durerà fino alla semina; avrete cibo a sazietà e abiterete tranquilli il vostro paese.
6 Io stabilirò la pace nel paese; nessuno vi incuterà terrore; vi coricherete e farò sparire dal paese le bestie nocive e la spada non passerà per il vostro paese. 7 Voi inseguirete i vostri nemici ed essi cadranno dinanzi a voi colpiti di spada. 8 Cinque di voi ne inseguiranno cento, cento di voi ne inseguiranno diecimila e i vostri nemici cadranno dinanzi a voi colpiti di spada.
9 Io mi volgerò a voi, vi renderò fecondi e vi moltiplicherò e confermerò la mia alleanza con voi.
10 Voi mangerete del vecchio raccolto, serbato a lungo, e dovrete metter via il raccolto vecchio per far posto al nuovo.11 Stabilirò la mia dimora in mezzo a voi e io non vi respingerò. 12 Camminerò in mezzo a voi, sarò vostro Dio e voi sarete il mio popolo. 13 Io sono il Signore vostro Dio, che vi ho fatto uscire dal paese d'Egitto; ho spezzato il vostro giogo e vi ho fatto camminare a testa alta.[CEI]
Oppure, come ancora in Esodo 29:42-46, dove il Signore rivendica per sé l’olocausto e il sacerdozio per aver fatto uscire il suo popolo dalla terra d’Egitto:

42 Questo è l’olocausto perenne di generazione in generazione, all’ingresso della tenda del convegno, alla presenza del Signore, dove io vi darò convegno per parlarti.
43 Darò convegno agli Israeliti in questo luogo, che sarà consacrato dalla mia gloria. 44 Consacrerò la tenda del convegno e l’altare. Consacrerò anche Aronne e i suoi figli, perché esercitino il sacerdozio per me. 45 Abiterò in mezzo agli Israeliti e sarò il loro Dio. 46 Sapranno che io sono il Signore, loro Dio, che li ho fatti uscire dalla terra d’Egitto, per abitare in mezzo a loro, io il Signore, loro Dio.[CEI]

 C’è poi un’azione teurgica detta restauratrice, tesa cioè a ripristinare una condizione antecedente, venuta meno per colpa degli uomini. È il caso del Signore che parla a Noè subito dopo il diluvio, Genesi 8,18-22:

18 E Noè uscì con i suoi figliuoli, con la sua moglie, e con le mogli dei suoi figliuoli. 19 Tutti gli animali, tutti i rettili, tutti gli uccelli, tutto quel che si muove sulla terra, secondo le loro famiglie, uscirono dall’arca. 20 E Noè edificò un altare all’Eterno; prese d’ogni specie d’animali puri e d’ogni specie d’uccelli puri, e offrì olocausti sull’altare. 21 E l’Eterno sentì un odor soave; e l’Eterno disse in cuor suo: "Io non maledirò più la terra a cagione dell’uomo, poiché i disegni del cuor dell’uomo sono malvagi fin dalla sua fanciullezza; e non colpirò più ogni cosa vivente, come ho fatto. 22 Finché la terra durerà, sementa e raccolta, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte, non cesseranno mai".

 C’è ancora un’azione teurgica conservatrice - di cui l’Antico Testamento  ci offre numerose esempi - con la quale si cerca di conservare la grazia del Signore attraverso le offerte e i sacrifici e c’è una teurgia amplificatrice che serve ad accrescere la potenza (Gevourah) del Signore, a cominciare dalla formula sempre ripetuta quando ci si riferisce a lui: “Benedetto il suo nome…”, per continuare con l’elencazione dei suoi nomi straordinari. Un certo intento teurgico di amplificazione i cabbalisti lo condividono con la stessa tradizione rabbinica. Oltre a coloro che ritengono impossibile per l’uomo aumentare la potenza divina, c’è anche chi sostiene che un comportamento umano conforme alla Legge, lo studio della Torah, l’osservanza dei Mitzvoth (precetti) etc… possano accrescere la sfera di influenza di Dio nel mondo. C’è infine un’azione teurgica cosiddetta attrattiva per attirare la presenza di Dio [Shekinah] nel mondo, come, per esempio in Esodo, allorché è lo stesso Signore a dettare a Mosè con minuziosa precisione come arredare il Santuario [Casa o Tempio] dove risiederà per essere in mezzo al suo popolo [Esodo, 25:8], oppure per attirarla nella relazione tra l’uomo e la donna: “Nel possedere una donna – è scritto nella Lettera sulla Santità – non farlo contro la volontà di lei, e non usarle violenza, giacché se l’unione carnale avviene senza tanta passione, senza amore né desiderio, la Shekinah non vi assiste…”. [Igueret ha-qodech o “Lettera sulla santità”, piccola ma preziosa opera attribuita ora a Nachnmanide ora a Gikatilla, probabilmente di un anonimo cabbalista, apparsa nella Spagna del XIII secolo]. Le norme dettate a Mosè per l’arredamento del Tempio occupano diversi capitoli di Esodo e talora sembrano manifestare una “pignoleria” o “un capriccio” di Dio, ma a guardar bene non è così, perché sono a vantaggio degli esseri umani, ancorché in apparenza siano volte a ricordare la presenza del Signore e a manifestarne la grandezza. Si prendano per esempio le norme dettate per la costruzione del candelabro o Menorah, Esodo 25,31-40:


LA  MENORAH



31 Farai anche un candelabro d’oro puro; il candelabro, il suo piede e il suo tronco saranno lavorati al martello; i suoi calici, i suoi pomi e i suoi fiori saranno tutti d’un pezzo col candelabro.
32 Gli usciranno sei bracci dai lati: tre bracci del candelabro da un lato e tre bracci del candelabro dall’altro;
33 su l’uno de’ bracci saranno tre calici in forma di mandorla, con un pomo e un fiore; e sull’altro braccio, tre calici in forma di mandorla, con un pomo e un fiore. Lo stesso per i sei bracci uscenti dal candelabro.
34 Nel tronco del candelabro ci saranno poi quattro calici in forma di mandorla, coi loro pomi e i loro fiori.
35 Ci sarà un pomo sotto i due primi bracci che partono dal candelabro; un pomo sotto i due seguenti bracci, e un pomo sotto i due ultimi bracci che partono dal candelabro: così per i sei bracci uscenti dal candelabro.
36 Questi pomi e questi bracci saranno tutti d’un pezzo col candelabro; il tutto sarà d’oro fino lavorato al martello.
37 Farai pure le sue lampade, in numero di sette; e le sue lampade si accenderanno in modo che la luce rischiari il davanti del candelabro.
38 E i suoi smoccolatoi e i suoi porta smoccolature saranno d’oro puro.
39 Per fare il candelabro con tutti questi suoi utensili s’impiegherà un talento d’oro puro.
40 E vedi di fare ogni cosa secondo il modello che t’è stato mostrato sul monte.

La Menorah è citata in numerosi passi biblici: in Esodo 37:17-24 per dire che Betzalel, l’artista designato da Dio in persona, ha costruito il candelabro esattamente come l’aveva progettato il Signore. Sempre in Esodo, 30:27 per raccomandare che il candelabro, insieme ad altri oggetti del Tabernacolo, sia unto con olio sacro. Ancora in Esodo il candelabro è citato tre volte: quando il lavoro è ultimato e portato a Mosè (39:37), allorché il Signore ne ordina a Mosè la collocazione nell’Abitazione o ‘Tenda dell’incontro’ a lui consacrata (40:4) e Mosè esegue (40:24). In  Levitico (24:3) per precisare a chi è concesso accenderlo. In Numeri, la Menorah è citata due volte: (3:31) per ribadire che l’accensione del candelabro è riservata ai leviti e (8:24) per la raccomandazione del Signore a Mosè che le sette lampade illuminino la parte anteriore del candelabro. Nel Libro di Daniele, il candelabro è citato (5:5) per ricordare il banchetto del re Baldassar, figlio di Nabucodonosor, durante il quale, apparve una mano di fronte al candelabro e scrisse parole che solo Daniele riuscì a interpretare. Nel  I Libro dei Re (7:49) e nel II Libro delle Cronache (4:7) per predisporre 10 candelabri all’interno del Tempio: 5 a destra e 5 a sinistra del santuario.  Ancora nel II Libro delle Cronache (13:11) si ricorda che l’accensione delle lampade è un obbligo verso il Signore. Nel I Libro dei Maccabei (4:49-50) il candelabro è utilizzato per la riconsacrazione del Tempio, mentre in Siracide (26:17) ha la funzione di metafora poetica: la lampada che brilla sul candelabro è paragonata a un bel volto di donna sopra un corpo grazioso. Infine, in Zaccaria (4:1-12), il candelabro fa parte della quinta visione del profeta:

  “L’angelo incaricato di parlarmi venne a scuotermi come si fa con uno che dorme.
Mi domandò: ‘che cosa vedi?’ Io risposi: ‘vedo un candelabro d’oro, con in cima un recipiente per l’olio. Il candelabro a sette lucerne e sette beccucci per dare olio a ogni lucerna.
Vicino al recipiente ci sono due ulivi, uno a destra e l’altro a sinistra.’
E domandai all’angelo: ‘che significa tutto questo,  mio signore?’
Allora l’angelo mi spiegò: ‘Le sette lucerne rappresentano gli occhi del Signore che osservano tutta la terra…”

 Sembra interessante osservare che Betzalel, il nome dell’artista prescelto dal Signore per la costruzione della Menorah e di parte del Tabernacolo, ha valore numerico 153 (leggendo le lettere da destra a sinistra l a l x b  [2+90+30+1+30 = 153], ossia il triangolo di 17. “Il 17 – osserva Nadav Eliahu – è un numero importantissimo in Cabalà poiché è il numero che indica il bene (Tov). Non a caso è la Ghematria di due dei 72 Nomi di Dio, il 1° e il 49°. Anche questi numeri non sono casuali, in quanto si riferiscono alle Cinquanta Porte dell’Intelligenza, le più importanti delle quali sono la prima dall’alto e la quarantanovesima dal basso. Ed ecco che 17 è anche il valore di EGOZ (noce), un frutto molto esoterico, studiando il quale il re Salomone derivò delle importanti considerazioni sulla struttura degli universi paralleli  (vedi il Cantico dei Cantici, al versetto ‘Sono sceso al giardino delle noci’) ”. Il 17, inoltre, è anche il valore di Hagadah e osserva ancora Nadav Eliahu: “ Il nome HAGADAH (leggenda) si riferisce a tutta quella parte della tradizione orale dell’Ebraismo che contiene racconti e descrizioni basate soprattutto sul funzionamento tipico dell’emisfero cerebrale destro. Il valore 17 allude all’intrinseca bontà di questa parte, a volte ingiustamente trascurata o minimizzata dagli ebrei razionalisti.”[3]

 Nella Qabbalah medievale, i sette bracci della Menorah sono associati alle sette sephiroth inferiori: da ‘Hesed a Malkuth. Nel Sepher Temunah o Libro della figura, [4]il candelabro puro d’un sol pezzo lavorato a martello’ è identificato con Binah, la sephirah dell’intelligenza, e i sette bracci, con le sette sephiroth inferiori che da lei provengono. Mentre i 49 tra calici e boccioli che sono tutto un pezzo col candelabro, come è scritto in Esodo, formano le 49 porte dell’intelligenza cioè della sephirah Binah che ne è la Cinquantesima e che neppure a Mosè, come è detto nel Talmud, fu dato oltrepassare [5]

   Nel Pardes Rimmonim o Giardino dei Melograni, il cabbalista Moshé Cordovero fa corrispondere ai sei bracci della Menorah le sephiroth comprese tra la quarta (‘Hesed ‘Grazia’) e la nona (Yesod ‘Fondamento’) mentre l’asse centrale del candelabro è rappresentato dalla Alef, prima lettera dell’alfabeto ebraico e da Kether  ‘Corona’, la sephirah più alta. Alla base del candelabro c’è poi la sephirah più bassa: Malkuth  Terra o Regno. [6]

   La Menorah o candelabro a sette braccia, oltre che simbolo cosmico, è l’effettiva rappresentazione degli elementi primordiali, dei pianeti, dei segni zodiacali e dell’alfabeto ebraico, le cui tre lettere madri [Aleph, Mem e Shin], simboli rispettivamente di Aria, Acqua-Terra e Fuoco, sono collocate sul tronco del candelabro, delle sette lettere doppie [Beth, Daleth, Ghimel, Caph, Phe, Resh e Taw], collocate sulle sette lampade a indicare la loro doppia polarità planetaria, delle dodici lettere semplici [He, Vaw, Zain, Chet, Thet, Jud, Lamed, Nun, Samech, Aiyn, Tzadè, Qoph], collocate sui tre bracci della Menorah a indicare i dodici segni zodiacali. Il candelabro permette anche di calcolare la divisione delle stagioni nonché gli equinozi e i solstizi. Accesa ritualmente,[7] la Menorah spiega il significato della sequenza dei primi sette giorni descritti nel Genesi. Contiene il Tetragramma o nome essenziale del Dio manifesto e le possibili permutazioni del nome divino. Attraverso la rotazione dei bracci della Menorah, gli ebrei conoscevano le fasi della luna e il “calendario perpetuo” [8].

[S E  G  U  E]



[1] Come Giulio Busi ed altri studiosi uso il termine Qabbalah e non Kabbalah o Qabalah o Cabala o Cabbala, come pure fanno altri, perché mi sembra la traslitterazione più fedele. La parola si scrive in ebraico da destra a sinistra con le lettere Qoph-Bet-Lamed-He (in italiano Q-B-L-H aspirata). Dopo l’intervento dei masoreti, il daghesh o punto inserito nel corpo della Bet, che distingue la b dalla v, è preceduto da vocale breve (il pàtah sotto la Qoph) e dunque raddoppia la b nella traslitterazione italiana:    קַ בָּ לָ ה
[2] Sull’intera questione della teurgia nella Qabbalah, cfr. C.Mopsik, Les Grands Textes de la Cabale, Verdier, Paris,1993, pp.18-71.
[3] cfr. Nadav Eliahu, Misparei Ha-Sod. I numeri del segreto, Milano, 1990, pp. 29-30.
[4] Il testo del Sepher ha-Temunah tradotto in italiano (con una breve introduzione circa la data presunta di composizione e il relativo contenuto), si trova in Mistica Ebraica.Testi della tradizione segreta del giudaismo dal III al XVIII secolo a cura di G. Busi ed E. Loewenthal, Einaudi, Torino, 1995, pp.243-346
[5] Cfr. Talmud, bRo’sh ha-shanah 21 b,  bNedarim 38a.
[6] Cfr. G. Busi, Simboli del pensiero ebraico, cit., pp. 219-221.
[7] Scrive Ivan Mosca [Luz,Trimestrale di Studi Tradizionali,  Har Tzion, n.3, Autunno 1999, pp.13-14]: “[…] si accende prima la lampada del Sole, pronunciando sottovoce: ‘ Yom Rishon ’ (primo giorno) e sentendo interiormente il comando trasmutatorio affinché l’Orgoglio si tramuti in Umiltà; poi la lampada della Luna, pronunciando sottovoce: ‘ Yom Sheni ’ (secondo giorno) perché la Forza faccia scomparire la Pigrizia; indi si accende la lampada di Marte: ‘ Yom Shilishi ’ (terzo giorno), perché la Speranza dia il posto all’Ira; poi la lampada di Mercurio: ‘ Yom Revi’i ’ (quarto giorno), perché l’Invidia si trasformi in Carità; successivamente la lampada di Giove: ‘ Yom Hamishi ’ (quinto giorno), affinché la Gola diventi Temperanza; successivamente la lampada di Venere: ‘ Yom Shishi ’ (sesto giorno), perché la Lussuria si tramuti in Giustizia; infine la lampada centrale o di Saturno, pronunciando a voce più alta: Shabbat (settimo giorno o Giorno del Riposo), perché la Prudenza prevalga sull’Avarizia.
[8] Per uno studio completo sulla Menorah, si veda il già citato e pregevole articolo di Ivan  Mosca pp.1-21.

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